Solo per oggi non ti arrabbiare

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Anche quest’anno, come è ormai tradizione, all’Istituto La Rinascita dell’Essere abbiamo celebrato il rituale di fine anno, condividendo una meditazione che favorisse i passaggi, la messa a fuoco di quanto si è concluso al fine di lasciarlo andare, per passare all’individuazione creativa di  nuove benedizioni che intendiamo accogliere nella nostra vita.

Occorre sapere che l’esistenza umana è governata da continui cicli di vita-morte-vita.

Affinché qualcosa di nuovo germogli è d’uopo lasciar andare ciò che ha terminato il suo ciclo.

Durante il 2020 ho sperimentato, come molte persone, una serie di separazioni, quattro lutti in particolare, mi hanno intensamente segnata.

Nei lutti, sia da separazione da persone, sia da conclusione di cicli, si muovono sempre tante emozioni, lasciar andare, accogliere i cambiamenti di chi è intorno a noi o delle circostanze, quando esse non rappresentano la conclusione di una fatica ma anzi, la conclusione di qualcosa che amavamo può essere una vera e propria fonte di dolore e sofferenza; i mistici orientali individuano proprio nella conclusione di qualcosa che amiamo e nella volontà di volerla trattenere, una delle principali cause di sofferenza per gli esseri umani. 

Proprio questo è stato un elemento su cui mi sono tanto focalizzata ed ho compreso che io, ma anche tante persone come me, tendiamo a percepire questo dolore, troppo intenso per poterlo vedere come tale, sotto forma di rabbia: rabbia per un amico che entra in una fase diversa della vita e col quale non possiamo più condividere alcune esperienze perché per lui ora c’è altro, rabbia verso un figlio che va all’estero per un’esperienza lavorativa, rabbia verso la vita che ci sottrae la persona amata, finanche rabbia verso il karma o verso Dio per le cose che non vanno come “dovrebbero”, perché io le voglio così! sono sempre state così! mi sono sempre piaciute così!

Da questo punto di vista il 2020 è stato un grande maestro, ci ha portati a rinunciare a moltissime abitudini, solo aprendoci ad un pensiero diverso, creativo che parte dalla presa d’atto di ciò che c’è e che non abbiamo il potere di cambiare, possiamo poi cogliere l’immenso potere che abbiamo, ossia  quello di accogliere ciò che c’è così com’è, lasciando andare il conflitto e la conseguente rabbia che da esso si genera, possiamo poi liberarcene applicando il grande potere dell’accoglienza. Accogliere la vita nella forma in cui essa si presenta in quel momento e fare del nostro meglio con ciò che c’è, così com’è, ora.

Ho avuto modo di riflettere molto sul secondo principio di reiki: solo per oggi non ti arrabbiare.

Non arrabbiarsi è impossibile, ed arrabbiarsi è sano, l’importante è saper lasciare andare l’impeto per trasformarlo in altro: azione animata da intento per cambiare ciò è nella nostra possibilità trasmutare; accettazione amorevole verso ciò che non è nel nostro potere trasformare.

Con uno sguardo laico mi ha sempre ispirata la preghiera di consolazione che recita: 

oh Dio dammi la forza per cambiare ciò che posso cambiare 

per accettare ciò che non posso cambiare 

e la saggezza per comprende la differenza.

Poche parole che se incorporate e vissute nel quotidiano possono cambiare la qualità della vita.

Mi viene in mente quella storia narrata da un saggio tibetano: 

c’erano due monaci che dovevano guadare un fiume. Uno dei due vede una donna che si appresta a fare lo stesso ma non riesce, dunque la carica sulle proprie spalle e la conduce all’altro lato del fiume.

Il confratello cammina accanto a lui silenzioso e corrucciato, fino a quando, non resistendo più, si rivolge al compagno di viaggio e gli dice: << come hai potuto dimenticare i nostri voti e portare con te quella donna, sulle spalle??!!>> Il monaco interrogato risponde:<< vedi io ho portato con me la donna per il tragitto necessario e l’ho lasciata sull’ altra sponda del fiume,  tu la porti ancora con te>>.

Ecco questi due elementi (la preghiera ed il racconto) sono spunti  interessantissimi da cui partire per riflettere ad un livello profondo, oserei dire, spirituale, in merito all’essenza dell’emozione chiama collera.

Per questo motivo ho lavorato molto anche con reiki su tutto ciò, per aprirmi a livelli di comprensione più profonda del tema, perché come diceva la grande maestra reiki Phillis Furumoto praticare reiki è immergersi nell’assoluto per tornare nel mondo relativo con un livello di coscienza più alto e gestire le cose da quella prospettiva che è più ampia e consapevole.

Tutte le riflessioni raccolte le ho convogliate in un corso  aperto a studenti e master reiki che terrò on line domenica 17 gennaio.

Auguro a tutti un meraviglioso anno illuminato dalla luce della saggezza.

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